Uno storico incontro di Egidio Pentiraro con Marvin L. Minsky
A che punto è l’Intelligenza Artificiale
Testa
Il 31 agosto del 1955 al Darmouth College di Hanover nel New Hampshire per iniziativa di John McCarthy del Dartmouth College, di Marvin L. Minsky della Harvard University, di N. Rochester della IBM Corporation e di C.E. Shannon dei Bell Telephone Laboratories, si costruiva il gruppo dell’Intelligenza Artificiale. Allora i fondatori si ispirarono alla straordinaria esperienza maturata anni prima da quello straordinario e geniale epigono che fu Alan Turing. Nella ricorrenza di quel giorno, tra qualche mese, l’IA compirà sessantanni.
Tutti i precursori sono ormai scomparsi ma hanno dato vita a realizzazioni e sviluppi significativi in una pluralità di rami, al punto che macchine basate sull’elettronica sono in grado di simulare l’intelligenza stessa. In altre parole, partendo da tipologie di quesiti risolvibili dagli esseri umani, sono state realizzate metodologie, astrazioni, concetti che, attraverso fasi intermedie, consentono di pervenire alla soluzione di problemi automatici, definitivi e accresciuti rispetto agli enunciati.
Spesso in tutto ciò ci è parso talvolta di avvertire qualcosa che non ci soddisfaceva completamente come se si riecheggiassero antichi miti quali l’evocazione alchemica dell’homunculus di Paracelso, del Golem del rabbino praghese Jehudah Loew; di Frankenstein di Mary Shelley; del Doktor Faustus di Thomas Mann.
Qui ci fermiamo per non scivolare nella fantascienza.
Croce
Torniamo a bomba, come si faceva in giochi antichi, constatando che in questo arco di tempo l’Intelligenza Artificiale, ha registrato successi mirabolanti che purtuttavia destano non poche apprensioni. Non ci riferiamo tanto alla realizzazione di sistemi furbi che mimano l’esperienza umana come quelli di certi primati che infilano uno stecco in un formicaio per suggere le formiche che vi si appiccicano, quanto a quelli che determinano un’autentica discontinuità rispetto alla conoscenza pregressa. Non è semplice distinguerli ma ci sforziamo di comprendere e valutare quelli che sono realizzati con l’intento di accrescere e attuare automaticamente compiti e esperienze umane in settori ben precisi. In particolare quelli per i quali si può affermare che la capacità cognitiva e realizzativa proprie dell’uomo sono state incorporate in macchine e linguaggi, pareggiandone o semmai migliorandone gli aspetti dell’apprendimento, così come era nell’enunciato della chiamata alla realizzazione di sistemi di intelligenza artificiale.
Esempi di tali realizzazioni li possiamo trovarne nella robotica intelligente che comprende la meccanica, la sistemistica e l’elettronica e dà luogo a sistemi autonomi capaci di sostituirsi all’uomo. Ma è così che per valutarli dobbiamo far ricorso a giudizi di valore e a non semplici criteri di efficienza o di efficacia
In tal modo ci rendiamo conto che l’AI potrebbe effettivamente rappresentare il più grande evento della storia umana ma che potrebbe essere forse anche l’ultimo. Di questo avviso è Stephen Hawking (vedi) che afferma che l’intelligenza artificiale tra l’altro può svilupparsi da sola e crescersi a un ritmo sempre maggiore, più di quanto è consentito all’uomo che è limitato dall’evoluzione biologica mentre la capacità di crescita esponenziale delle macchine è funzione dello sviluppo continuo della loro velocità e memoria.
Egidio Pentiraro